Quando una selezione va a buon fine, quindi quando dopo un percorso a volte in pianura, molte volte in salita e quasi mai in discesa, si riesce a trovare un candidato che risponda al profilo ideale che un’Azienda si è immaginata, i più, anche tra gli addetti ai lavori, penseranno che tutto sia finito per il meglio.
Trovato il candidato, chiusa la ricerca, sorrisi e manifesta soddisfazione da parte di tutti gli interlocutori interessati, di che altro ci dobbiamo preoccupare? Di nulla! Già di nulla: l’HR, interessato in prima persona torna a dedicarsi alle sue quotidiane e consuete attività sperando di non vedere per parecchio tempo il numero interno del Responsabile di Stabilimento, foriero di richiesta di nuovo personale da inserire. A sua volta il Responsabile di Stabilimento, felice e soddisfatto di aver inserito una nuova risorsa in una posizione strategica, continua ad occuparsi del buon andamento dei lavori e così via fino all’ultimo anello della filiera che fa scorrere tutti gli ingranaggi nel migliore dei modi. Tutto idilliaco, pare che ogni nuovo inserimento porti serenità, ordine e gioia.
Finita la selezione, finiti i problemi?
Mi spiace cari HR non voglio rovinare questa immagine così gioiosa e tranquilla ma vi vorrei riportare con i piedi per terra. L’inserimento di un nuova risorsa in un’azienda rappresenta il principio di un lungo percorso che se non ben gestito può essere l’inizio di un periodo difficile e pieno di insidie. A questo proposito mi ricordo che tempo fa una candidata da me selezionata era stata assunta per ricoprire un incarico di responsabilità in un’azienda che collaborava spesso con partners inglesi.
Fu scelta dopo una serrata selezione ma, alla fine, il suo livello di preparazione unito all’inglese fluente l’avevano resa la candidata ideale e l’HR che mi aveva commissionato la ricerca l’aveva inserita in organico con convinzione e soddisfazione. Anche la candidata era rimasta estremamente colpita dall’azienda e non vedeva l’ora di mettersi al lavoro.
Vi sono però degli aspetti nella gestione di un nuovo assunto, che a volte nelle aziende vengono erroneamente sottovalutati e, se non vi si pone rimedio subito, possono potenzialmente minare anche la migliore delle selezioni e rendere quindi vana e inefficace la nuova collaborazione. A volte chi ha gestito la selezione, sottovaluta il percorso di ambientamento del nuovo arrivato dando per scontato che, una volta assunto, il grosso della questione sia ormai risolto. Questa involontaria leggerezza potrebbe causare delle difficoltà cui poi è difficile porre rimedio. Ed proprio quello che è capitato nel caso citato.
Dopo la selezione, dopo che come si suol dire “vissero tutti felici e contenti”, il nuovo assunto, per potere esprimere al meglio tutte le sue potenzialità (per le quali è stato scelto) deve poter beneficiare di una completa formazione, esaustiva ed efficace, che lo renda indipendente nel più breve tempo possibile, che gli faccia conoscere appieno l’azienda stessa -criticità comprese- che gli faccia comprendere quali sono i suoi spazi d’azione, le procedure ed i confini del suo raggio d’azione. Insomma deve essere accompagnato , seguito ed aiutato ad integrarsi con i nuovi colleghi che a volte, pur senza cattiveria, fanno un po’ di ostruzionismo nei confronti del nuovo arrivato. In buona sostanza non deve sentirsi abbandonato. Senza queste nozioni anche la più proficua delle selezioni potrebbe risultare come velleitaria e costringere l’HR ad affrontare una nuova selezione, proprio perché il rischio che il candidato abbandoni o non superi il periodo di prova , in questa fase molto delicata , è significativamente alto.
E ricordiamolo ancora, se ce ne fosse bisogno, altra selezione significa tempo prezioso tolto ad altre attività, significa tempo e denaro investito e non redditizio, insomma, tutta una serie di complicazioni che tutti vorrebbero evitare, l’Azienda in primis e a cascata tutti gli addetti ai lavori che hanno avuto un ruolo determinante nelle selezione del candidato.
La triste storia di una candidata perfetta
Così infatti successe alla candidata di cui sopra. Una volta entrata in azienda, pur armata di tutte le buone intenzioni si trovò di fronte un Team incapace di trasferire il know how in maniera adeguata, rendendola insicura relativamente alle procedure da seguire e a disagio nello svolgere le sue mansioni. Quando un’azienda si mette in moto per cercare di individuare una figura mancante o magari una risorsa che potrebbe potenziare l’organico, confida che tutti gli interlocutori siano in grado di seguire i passi necessari per raggiungere il proprio scopo sperando di poter archiviare la pratica con successo al primo tentativo; è quindi essenziale che l’HR , condividendo questi aspetti con il suo Team , prosegua nel percorso anche dopo la scelta, individuando in questa fase un momento cruciale per il pieno successo dell’operazione. Insomma “buona la prima” ma attenzione al follow up!